sa Chissà. Sa quantu n’a bbirri Chissà quante ne vedrai.
sabbenarìca Saluto di rispetto a parenti o persone di grado superiore.
sabbuttrìa Sabato prossimo o scorso.
sacchetta Tasca. Al plurale, figurato: Testicoli.
saccuòsima Corda per tracolla.
sàgghiu Detto spec. di bambino, composto, fermo, che non crea disordini, sinonimo di mansu.
sàia Canale artificiale per irrigazione.
A Modica la sàia serviva ad azionare i sei mulini che insistevano nella parte bassa della città: presso la Catena, poco sopra Santa Maria di Betlem, in Piazza Mazzini, in Vico Arancitello, presso lo Stretto e alla Madonna delle Grazie
saìddu (Lett. Sa lui) Chissà.
saìmi Strutto.
saittùna Piante, cespugli spinosi infestanti.
saliàri Spargere.
salùni Per antonomasia, sala da barba. Agli inizi del secolo scorso il termine indicava il tratto di Corso Umberto che va da Piazza Municipio all’area prospiciente il Duomo di San Pietro; in seguito per estensione, l’intero Corso Umberto.
salutàri Salutare. Salutàmu! Rispittàmu!, Antico modo di salutare, con relativa risposta.
samma
- Unità di misura agraria pari a m² 17.462,584768, 17.415,37 secondo altre fonti.
- Unità di volume pari a 275,89 lt.
sammatùra Cruschello. Da notare che in proposito lo Zingarelli è in errore nel dire che cruschello e tritello (corrispondente al siciliano ranza) siano sinonimi. Il Treccani è invece corretto, indicandone la differenza.
sampagghiùni
- Moscerino diffuso nel letame in fermentazione.
- Zanzara.
sampasò V. sanfasò.
sanacciuòlu Diplotaxis erucoides.
sanàpu Brassica nigra.
sancièli, sangièli Sangue solidificato in seguito a cottura, tipico della cucina siciliana.
sanfasò Nell’espr. A sanfasò A caso, superficialmente, senza curarsi, senza mettere impegno.
sanGiuvanni Rapporto che intercorre tra il cumpàri o cummàri di battesimo e il figlioccio o figlioccia. C’è n’to mienzu u sangiuvanni (Lett. C’è di mezzo il san Giovanni) Hanno un rapporto padrino-figlioccio.
sangu Sangue. Etta sangu! Getta sangue, butta sangue = Peggio per te, muori! Botta ri sangu! (Etim. incerta) Maledizione!
sanu (Nell’espr. sanu sanu) Ingenuo.
sapìtilu A saperlo!
sappiddìzza Cotta liturgica.
sapunàta Schiuma di acqua con sapone o detersivo.
sarausàna Gioco del battimuro. Si alternava in due fasi. La prima consisteva nel far arrivare più vicino possibile al muro la moneta. Chi vinceva questa fase sistemava tutte le monete su un verso e le lanciava in aria. Lui vinceva quelle che cadevano sul verso opposto, mentre le rimanenti toccavano al secondo e così via fino alla fine. Il gioco era popolare anche fra i bambini che invece delle monete usavano i tappi a corona delle bottiglie, detti stuppàgghia.
Saru, Sarìddu Rosario.
satareddi Micromeria graeca subsp. fruticulosa.
sàtra Thymus capitatus.
sautafòssa Persona poco affidabile, che non tiene fede agli impegni.
sautàri Saltare. Sautàmmu nto lauràtu (o nto siminàtu, o nto carricàtu) Detto quando il discorso passa al volgare o a un argomento non gradito o non permesso.
sàziu
- Sazio, soddisfatto.
- Soddisfazione, spec. in senso negativo, riferita a chi non la merita.
sbacantàri (Da vacante) Svuotare.
sbanìri (Da svanire) Prendere una boccata d’aria, distendersi, ricrearsi, svagarsi.
sbittàri Scalfire, intaccare. Mi sbittai n’ugna Mi sono scalfito un’unghia.
sbracàri V. abbracàri.
sbranticàri V. branticari.
sbrizzu V. brizzu.
sbummicàri Traboccare.
scaccaniàri Ridere a crepapelle.
scaccia Focaccia modicana.
scaccu Scaracchio.
scadda Scheggia
scaddàri Scheggiare.
scaffamanu (Da scaffari + manu) Scaldino. (Fig.) Detto di automobile, mezzo di trasporto, vecchio, malfunzionante.
scaffàri Tostare.
scaffiàta Buca sulla strada che fa sobbalzare i mezzi di trasporto.
scaffirùtu Andato a male.
scafisiàri Frugare, rovistare.
scagghia Scaglia, pezzettino. Scagghia all’àutu Gioco in cui si lancia una piccola pietra in alto e la si riprende con la stessa mano dopo averne presa un’altra posata a terra.
scagghidda (Diminutivo di scagghia) Po’, poco. Sieri n’atra scagghidda Intrattieniti qui ancora un poco.
scagghiuna Canini. Ammusciari i scagghiuna Mostrare i denti, farsi sentire, farsi temere.
scaliàri Frugare, rovistare.
scalùni Gradino. Soglia.
scamminàri (Dal latino carminare, cardare) Cardare. Fig. Frugare, rovistare.
scampàri Smettere di piovere.
scanatùri Ripiano in legno per impastare la farina.
scànciu Scambio. Pi scanciu Invece, al contrario, piuttosto.
scaniàri Lavorare l’impasto del pane con il briùni.
scannièddu Forza della voce, capacità di gridare.
scansiàri Scansare. Spostare di lato. Signùri scansiàtini Dio ce ne liberi.
scantàrisi Aver paura, prendere uno spavento.
scantu Spavento. Cògghiri u scantu (Lett. Raccogliere lo spavento via dal paziente) Guarire un malessere attraverso pratiche magiche, finalizzate ad eliminare gli effetti di un presunto spavento, che ne è stato la causa.
scantulìnu Facile a spaventarsi, suggestionarsi.
scanziàri V. scansiàri.
scapizzàri Perdere la sovrapposizione su un’estremità a causa di uno spostamento.
scapizzìnu Scalpello dalla punta piatta per realizzare la bugnatura.
scappàru Calzolaio.
scappisàri Calpestare.
scapu Spago. Cugghìrisi u scapu Morire, crepare.
scarruzzàri Uscire fuori strada, fuori binario.
scàsciu Spazio creato dentro un muro per contenere cavi, dispositivi elettrici o simili.
scassabuàtti V. buàtta.
scattàri
- Scoppiare. Mi scattàu u nasu. Mi scattàu a buddiccia a ssancu.
- Schiattare.
scattiàri
- Andare a finire, spec. a seguito di lancio.
- Perdere l’uso della ragione.
scatticciùsu, scattùsu Irritabile, pronto ad offendere, a stizzire.
scaurari Sottoporre a calore intenso e prolungato. Detto anche di piedi sofferenti per scarpe non traspiranti.
scaùzzu Chiocciola di grandezza mediana tra il favaluci e il babbainu, di colore marrone senza striature, detta anche ntuppatièddu.
scavigghiàri Danneggiare la cavìgghia di una sedia.
sceccu Asino. Fari tràsiri a scecca cco culu (Lett. Far entrare l’asina all’indietro) Compiere un lavoro in una maniera del tutto inappropriata, opposta a come andrebbe fatto. Cecca u sceccu e c’è a cavaddu Cerca l’asino e c’è in groppa.
schi V. sghi.
schiettu Celibe.
schifìu Schifo. Finìri a schifìu Finire nel peggiore dei modi, venire alle mani.
schiticciàta Ricco pranzo durante una scampagnata.
schitìcciu Spuntino.
sciaffèrri Autista.
scialaràzzia Scellerataggine, bruttezza. Scialarazzia ’e Diu! Che bruttezza!
scialli, sciallina Scialle dalla caratteristica trama pesante, spesso usato per coprire anche il capo.
scialuchèdda (Altrove detta cialuchedda) Varietà di formiche comuni molto piccole.
sciampagnùsu Allegro, disposto al buonumore.
sciarra Litigio.
sciarriarisi Litigare.
sciarrièri, sciarrinu Litigioso.
sciavaratu Trascurato, sporco, disordinato.
sciavériu Variante di sciavaràtu.
sciccàru, scicchìgnu Superdotato.
sciddicàri Scivolare.
sciddicùni Scivolone.
scifu Trogolo, usato come abbeveratoio per animali, spec. maiali.
scilàri Sfilare.
scipitarìa Sinonimo di siu.
scipitiddiàri Comportarsi con scipitarìa.
scippàri
- Scerpare, strappare. Scroccare, riuscire ad ottenere.
- Ricevere botte. Scippàri lignati, cuorpi.
sciugghimientu Diarrea.
sciunnari Tirar fuori dal forno o dalla pentola, a fine cottura.
sciunnicari Tirar fuori.
sciunnicaturi Di uccello in via di sviluppo, prossimo a uscire da nido.
sciurtia, sciuttia (Da sciorte, sorte) Probabilmente.
sciurtiari, sciuttiari Sortire, risultare, riuscire.
scocca Fiocco. Cca scocca Detto di qualcosa fatta in maniera speciale, con personalizzazioni che la rendono migliore, non comune. Tuttu scocchi e lanìgghi (Lett. Tutto fiocchi e tessiture ornamentali) Sontuoso, che si dà arie, superbo. Scocchi re pusa Polsi, con riferimento alla loro grossezza e robustezza.
scòccia Buccia.
scocciavòi V. riecu.
scògghiri Raccogliere selezionando. Spigolare.
scògnitu Sconosciuto, nuovo, mai visto.
scola Scuola. Cosi ’i scola (Lett. Cose da scuola) Compiti per casa.
sconnabbeccu Pistacchio selvatico.
scramuzzàri Spezzare più oggetti riducendoli a monconi.
scramuzzùni Rimasuglio di qualcosa che è stato spezzato, moncone, cicca.
scraunciàri Sgonfiare.
scravaccàri (Lett. separare ciò che era accavallato o cavalcato) Sfasciare.
scravazzàri (Dal portoghese escravizar, schiavizzare) Frantumare un oggetto fragile a seguito di forte pressione.
scrifinciàri Pigiare qualcosa di molle con forza tale da romperla e farne fuoriuscire il contenuto.
scrifinciùsu Schizzinoso.
scrittu Deformazione di “schiettu” nell’espressione Pani scrittu Pane “celibe”, cioè sensa companatico.
scrùsciu (Da scroscio) Rumore. Scrùsci ’i catta e cubbàita nenti (Lett. Rumore di carta e niente dolce) Tutto fumo e niente arrosto.
scruviddàrisi Sfasciarsi.
scucciàri
- Sbucciare, spellare. Scucciàt’ ’e cuòddu Manrovescio sul lato posteriore del collo.
- Contrario di ancucciàri: allontanare due oggetti che erano in contatto.
scuffata (Detto come insulto) Donna di facili costumi.
scufiniàri, scufuniàri Rovistare, frugare.
scugghinàri, scugghiunàri (Lett. scoglionare) Sfasciare, rendere non funzionante.
scugnàri (Lett. disincunearsi) Fuoriscire per forza maggiore da una posizione. Cu peddi scugna (Espressione usata nei giochi) Chi perde si ritira, esce dal gioco o dal turno.
sculu Succo.
scumàri Produrre schiuma. I tirrina scùminu I terreni schiumano, riferito allo spuntare dell’erba, paragonato allo spuntare di una schiuma.
scumàzza
- Accrescitivo o dispregiativo di scuma, schiuma.
- (Riferito ad animali) Bava.
- Vanteria, millanteria.
- Chiasso, baccano.
scummigghiàri (Da cummigghiari con s privativa) Scoprire, togliere una copertura.
scumpìri Scolorirsi. Scumpùtu Scolorito.
scunchiàri Realizzare una conca attorno a un albero in modo che l’acqua non si disperda.
scuncièttu Vomito.
scùnciri Consumare. O iuonnu nun ni uogghiu e a notti scunci l’uogghiu Di giorno non ne voglio sapere e di notte consumo l’olio, detto di chi lavora in momenti inappropriati e riposa quando invece sarebbe meglio lavorare.
scuncirùtu Sconclusionato.
scuncittarisi Vomitare.
scuòppila Sberla. Glande.
scuoppu Piccolo pezzo di un ramo d’albero.
scuparina Palma nana.
scupàta V. scuparina.
scupetta
- Scoperta (in tutti i sensi). Facisti a scupetta r’America, ra catta vitriata Hai fatto la scoperta dell’America, della carta vetrata, non hai scoperto nulla di nuovo.
- Schioppetto, fucile.
scupìtta Spazzola per scarpe o vestiti.
scupittàta Botto da sparo. Fig. sorpresa improvvisa, che lascia basìti. Quannu ci ’o rissi ci passi na scupittata Quando glielo disse per lui fu un colpo.
scuppàri (Da colpo) Sbattere contro qualcosa facendosi male. Scuppar’ u mussu Sbattere il muso contro la propria presunzione.
scuppiùni Geco.
scuràri Farsi sera.
scurrìu Restìo, disamorato, non amante di qc.
scursuni, scussuni Serpente.
scutàri Ascoltare. Scutari com’o puorcu a timugna Stare in ascolto come il porco presso il mucchio dei covoni. Probabilmente per timore che lo distolgano dal cibarsene.
scutu Scudo. Puntu scutu Nei tetti a spiovente, colmo.
scuvàri Andare a male, detto di uova.
scuzzària Tartaruga.
scuzzilàri Rompere qualcosa di sporgente.
sdilliàri Svolgere ciò che è avvolto.
sdìri Detto di vestiti, non addirsi, non armonizzarsi, non adattarsi, non risultare elegante insieme al resto degli abiti.
sdirrubbàri Far cadere giù da qualche altezza.
sdirrùbbu Dirupo, strapiombo. Sinonimo: sumàgghia.
sènsiu Intelligenza, senno, giudizio.
sèntiri, sèntri
- Sentire. Sèntri a ccapìri (Lett. Sentire che si capisca) Voler dire, intendere. S’antìsi a dispiettu Se la prese come dispetto.
- Ascoltare, ubbidire.
senza
- Senza.
- Non. Senza cùrriri! Non correre!
serra Sega. Serra.
serri, sèrriri Attardarsi, rimanere. Sieri! (lett. siedi), Stai ancora un po’.
sfari
- Andare a male, marcire.
- Riferito alla luna, calare.
sfera V. spera.
sfèricu V. sfèusu.
sfèusu Storto, distorto, obliquo, disallineato. Cfr. strèusu.
sfrazzu (Da sfarzo. Spesso usato al plurale) Prodigalità.
sfrazzùsu (Da sfarzo) Prodigo.
sfunniciàrisi Compiere molti sforzi nel fare qualcosa.
sghi Esclamazione rivolta a chi ha ecceduto in qualcosa.
sgricciàri V. aggricciàri.
sguittàri V. asguittàri.
siccagnu Detto di pianta che per crescere non richiede apposita irrigazione.
siccu
- Secco (in tutti i sensi).
- Magro.
siddàccu Muro a secco con funzione di paraterra, contenimento di un terrazzamento superiore. Il termine è usato nella poesia Mura a siccu di Carmelo Assenza.
Carmelo Assenza, Mura a siccu
Mura a siccu, ‘ntaviddati
ccu pitruddi arricugghiuti
nne vignala e puoi ‘ncugnati,
nne pirtusa, nna li casci,
mura nichi, mura vasci
ppi siddachi, ppi’ cusciati,
mura fatti a ‘na traversa
ca scinniti, c’accianati,
ritti ritti, a cudduredda,
ppi li costi e bbi pirditi…
Unni iti! Unni iti
comu tanti scursunedda,
mura a siccu ca parrati
sulu a cu bi sa capiri
e la terra arraccamati
ccu disigna a nun finiri?
Ah putissi ‘gn’juornu aviri,
vurricatu ‘nta n’agnuni,
ppi cummuogghiu ‘n muru a siccu
cumminatu a mannaruni…
nna lu mienzu ci spuntassi
rogni tantu l’irvicedda,
e all’ussidda ‘n cci mancassi
mai re petri a friscuredda!
Video con la poesia recitata dallo stesso autore
siddiàri Annoiare, seccare, irritare.
sieru Il residuo acquoso, verdastro, risultante, insieme alla ricotta, dalla lavorazione della llacciata.
sìgghiri Assorbire.
sigghiùttu V. sugghiuttu.
signa Prob. scimmia, nell’espr. Mpriacu comu na signa Ubriaco come una scimmia?
Signùri Il Signore, Gesù Cristo. Unni ci luàru i scappi o Signuri (Lett. Dove tolsero le scarpe al Signore) Luogo sperduto. Signuri buonu cciui Da non poterne più. P’ amuri ’u Signùri Scherz., Senza retribuzione.
simènta, simènza
- Semi. Etta simènza ca Diu ci pensa, Getta sementi, Dio ci penserà.
- Semi di zucca essiccati e insaporiti con sale.
sìmprica Significato incerto, indica qualcosa di statico, forse una statua. Si misi comu na sìmprica Si è messo a stare lì impalato.
sincèru
- Sincero.
- Genuino, non adulterato. Vinu sincèru.
sinsalìa Parte di guadagno che spetta al sensale.
sìri Essere. O sirìa (Lett. O sarebbe) O, oppure. Ri siri Di per sé. A cca siemu Si usa in risposta a Chi si rici? Comu si?, o anche come intercalare autonomo, nel silenzio. A cchi n’siemu nenti? Mi tratti così, senza amicizia, non mi saluti?
sirivìzzu Faccenda, affare da sbrigare.
sirratùra
- Serratura.
- Segatura.
sirrùsca Lampi minori silenziosi tra le nuvole.
sisca Grande secchio.
siu Sego, grasso. Vena di scherzare, nell’espr. Avì u siu, Cci pigghiu u siu È in vena di scherzare.
smancitiàri Intaccare, corrodere, consumare.
sòffiru Fiammifero.
spaccàzza Spaccatura, fenditura.
spacchiùsu Superbo, figo.
spacciàri Svuotare.
spacciu (spacchiu) Sperma.
spacinziàrisi (Da spazientirsi) Scomodarsi, darsi pensiero, dedicare attenzione.
spaddàri Consumare, nel senso sia di impiegare, utilizzare, che di logorare.
spagghiàri Lanciare al vento il grano pestato per separarlo dalla paglia.
spagnàrisi Aver paura.
spaiàri Slegare un animale da tiro dal carro.
spanàtu Detto di vite che ha perso la mpanatura, cioè la filettatura.
spanzàri Detto di muro che mostra un rigonfiamento, una panza, segno evidente di danno che può portarlo al crollo.
sparabùmmi Artificiere.
sparacògna Asparagus acutifolius (asparago selvatico) nello stadio avanzato di pianta spinosa; nello stadio di germogli ancora teneri viene detto spàriciu.
sparagnàri Risparmiare.
sparagògna V. sparacògna.
sparàri
- Sparare. Spara a ccu vitti e cogghi a ccu nun mitti (Lett. Spara a chi vide, colpisce chi non vide. Da un indovinello che fa parte di un antico racconto) Detto di chi ottiene effetti imprevisti, indesiderati. Av’ a spàriti! U sparatu! Esclamazione di seccatura, biasimo, per chi si è comportato in maniera deludente, inaffidabile, sleale.
- Germogliare.
sparatràppi Sparadrappo, cerotto.
spardàri V. spaddàri.
spariàrisi Giocare a pari e dispari.
spàriciu Germoglio di Asparagus acutifolius. Nella fase avanzata di pianta spinosa è detto sparacògna. Quelli che spuntano dopo le prime piogge settembrine sono detti spàrici ri truònu.
sparìgghiu Sparigliato, scompagnato, poco rimanente.
sparrittièri Pettegolo.
sparu Dispari. Faciemu paru e sparu Decidiamo giocando a pari e dispari.
spasulàtu (Orig. sfasulàtu, Spiantato. Senza denaro). Usato come maledizione, insulto, al posto di sparàtu.
spatrunàtu Senza padrone e quindi senza regole, vagabondo, inaffidabile.
spàtti
- A parte, separatamente.
- Inoltre, in aggiunta.
speccia Apertura realizzata in una parete.
specciu Specchio. (In espressioni di affetto) Amore. Specciu miu Amore mio.
spera Lancetta dell’orologio. Si fèmminu i speri Detto in riferimento a qualcosa dalle qualità eccezionali.
spertu, spettu Avveduto, accorto, furbo, intelligente, dal carattere sveglio.
spiàri Chiedere informazioni.
spicàri Riferito a piantine e ortaggi, emettere i primi fiori.
spicciàri
- Spiccare, liberare dalla scorza.
- Sboccare in un’uscita. Comu ti speccia, ri unni ti speccia? Come può venirti voglia (considerata la situazione)?
spìcciu Spicchio. Detto anche della parte edule della mandorla. Fig. iron. Beddu spicciu Bell’esemplare, detto di persona scaltra, disonesta.
spicu Spigolo.
spiddìrisi (Da spedire) Spicciarsi, sbrigarsi.
spillacchiàri Rif. al denaro, sottrarlo a qualcuno vincendolo nel gioco.
spillònga Piatto grande ovale. A spillònga Di forma allungata, ovale.
spìnciri, spìngiri Alzare, innalzare.
spinnàrisi Subire gravi danni all’articolazione degli arti inferiori.
spìngola Spilla. Tèniri che spingoli Essere suscettibile.
spinnagghi Dolci offerti al pranzo degli sposi.
spinnu Capriccio, voglia capricciosa.
spirìri Sparire.
spittusiàri V. pittusiàri.
spizzichiàri Modo particolarmente lento di vedere le proprie carte, tipico del poker.
spìzzicu Avaro.
spizzuliàri Spilluzzicare.
spràticu Inesperto.
spunnàri Sfondare.
spunsàri Intingere.
spuntu, spuntatu, spuntuliddu Detto di vino che sta per cominciare a diventare aceto.
sputazza Saliva. Mìntiri a sputazza ‘o nasu (Lett. Mettere la saliva al naso, sott. altrui) Vincere in una competizione, superare.
sputtusiàri V. pittusiàri.
squacariàri Sconquassare e far fuoriuscire il contenuto.
squasi Voglio ben dire, non so se mi spiego.
Squasi e arà, da RagusaNews.
Chi volesse ricostruire con l’aiuto di dizionari dialettali l’etimo di queste due voci, di sicuro non troverà nulla. In effetti, sono due paroline davvero misteriose, un autentico rompicapo per etimologisti e curiosi della lingua. L’Oli Devoto così definisce l’etimologia: “L’individuazione o la ricostruzione degli etimi, sostanzialmente stimolata da processi associativi spontanei, sia che venga poi perseguita con rigore scientifico, sia che, al contrario, si appoggi su arbitrarie giustapposizioni di forme o di significati, come in molti esempi medievali (nobilis = non vilis) e nel caso della cosiddetta e. popolare (fare un repulisti, per accostamento a pulire di questa forma latina, che in realtà significa ‘tu hai respinto’): l’e. è una scienza aleatoria.” Incoraggiato da questa definizione, allora, ho provato a spremere le meningi nel desiderio di attribuire una provenienza a termini che sembrerebbero quasi inventati da un buontempone. Eppure “squasi” e “arà!” fanno parte veramente della nostra vita, spesso ci ossessionano, a volte sfumano sentimenti, smorzano i toni di una conversazione animata, sempre in ogni caso ci aiutano a esprimere concetti e idee. “ARA’!”, per esempio, è diventato un “cult” della parlata siciliana, una di quelle espressioni che bisognerebbe subito inventare se non esistesse già. Quante volte con essa abbiamo manifestato un profondo disappunto o semplicemente la abbiamo utilizzata per dare tempo al nostro cervello di pensare? Con garbo e senza dare all’interlocutore l’impressione sgradevole di un pensiero non condiviso. O anche bonariamente in una discussione tra amici per presentarci e assistervi. In italiano non esiste un termine che potrebbe tradurla. Se però cercassimo in altre lingue che sono state in epoche passate molto parlate qui, da noi, sicuramente qualcosa d’interessante potrebbe venir fuori. In castigliano, per esempio, l’espressione “¡Anda ya!” traduce esattamente il nostro “Arà!”. Non è sbagliato supporre, dunque, che tra le due voci ci sia stata in passato una parentela strettissima anche perché nello spagnolo colloquiale, sia antico che moderno, quell'”anda ya!” suona come “aanà” in quanto spesso la “d” è muta e la “n” è appena sussurrata. Una cadenza uguale nella voce, poi, e lo stesso tono per esprimere un identico stupore o un ragionevole disappunto rendono la similitudine perfetta.
Altro discorso, molto più complesso, richiede “squasi”. In Internet, dopo il clamoroso successo della lingua di Camilleri, girano etimologie al riguardo talmente strane da risultare dichiaratamente fasulle, inaccettabili, compilate da persone che, in effetti, dimostrano di possedere una scarsa conoscenza del dialetto. Il siciliano non è una lingua morta ma straordinariamente viva. E’ capace di sottigliezze inimmaginabili per esprimere delicati stati d’animo sia con folgoranti monosillabi sia con vere e proprie acrobazie linguistiche spesso frutto di numerosi lasciti, stratificatisi nei millenni. Nulla ha a che fare, però, questa parola con altre a essa molto simili, presenti anche in molti dialetti del Nord dell’Italia. Se, come già detto nella definizione dell’Oli Devoto, dobbiamo fidarci del vero significato intrinseco di un termine per ipotizzare un’ascendenza credibile quando le origini sono incerte o addirittura introvabili, è chiaro che la ricerca debba essere estesa anche in questo caso ad altre lingue parlate in passato in questa parte dell’isola. Intanto non bisogna necessariamente confondere “squasi” (ritenendola una variante), come di prammatica succede, con “quasi”, avverbio, usato nella lingua italiana ma anche in quella siciliana con quell’approssimazione appena sufficiente che caratterizza già il termine latino dal quale naturaliter si fa discendere. Chi conosce bene il siciliano e, in special modo, il “nostro” della contea di Modica, sa che tutto si vuole esprimere con “squasi” tranne un’idea di approssimazione o insufficienza. “Squasi”, in effetti, sta per “in verità”, “è proprio così”. Difatti vuole rafforzare con enfasi un pensiero o la risposta data a un interlocutore. Come “Arà!” nessun dizionario siciliano antico, compreso quello del Pasqualino, registra la nostra voce e questo la dice lunga riguardo a una sua ventilata origine latina. Da un pezzo, per ciò, io ho creduto di individuare la strana provenienza di questo termine nell’espressione castigliana “es que es así” (è proprio così). Espressione che, in bocca alla gente nella parlata corrente, suona più o meno : “scuasi”. Non ho la pretesa di avere scoperto l’America, mi auguro semplicemente, però, che le mie ipotesi siano considerate come alcune fra le tante possibili. Posso, invece, tranquillamente affermare che l’unica eredità vera e viva tramandataci dai Padri nella storia è questa lingua meravigliosa, addirittura vergognosamente bistrattata e ripudiata negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento dalle classi borghesi, ora, colpevolmente riscoperta. Senza di essa, infatti, nessuna identità per un Siciliano sarebbe possibile né alcun riscatto sociale e culturale potrà avvenire mai.
squètu (Detto spec. di bambini) Indisciplinato.
ssu Verso di richiamo per i maiali o dispregiativo se rivolto a persone.
staccàri Finire la giornata lavorativa.
stàccia Anello in pietra sporgente dal muro per legarvi animali. Cfr. ùccula.
stagghiàri (Da tagliare)
- Predisporre la quantità di taglio di una stoffa per farne un vestito.
- Separare animali, per esempio i vitellini dalle mucche dopo che hanno fattto la poppata.
stagghiàta Cottimo.
stagnasàngu Matita emostatica.
stampa Copia fedele. Sunu na stampa e na fiura Hanno la stessa fisionomia, sono proprio uguali.
stanza Stanza. Stanz’o manciàri Sala da pranzo.
stenna Cisterna. Si usava dire ai bambini che dentro la cisterna c’è qualcosa di misterioso, inquietante, pauroso, chiamato u ristinu (il destino), molto probabilmente per distoglierli dalla curiosità di affacciarsi e rischiare di cadervi dentro; si diceva loro Stai attentu ca ti tira u ristinu, Stai attento, che il destino può tirarti dentro. Re ro cuozzu ’a stenna Re senza reale potere, in riferimento al galletto che sale sul collo della cisterna e canta come un re.
stiàri V. stuiàri.
sticciu (sticchiu) Volgare: Vulva.
sticciùsu Che si dà delle arie, snob.
stidda Stella. Cometa del presepe. Spavintàtu ra stidda Pastore del presepe della chiesa di Santa Maria, sbigottito nel guardare la cometa; da qui l’espressione per indicare chi è rimasto sbalordito, impietrito.
stìgghiu Attrezzo, strumento, utensile.
stilàri Usar fare, avere un modo di fare.
stimpàtu Territorio roccioso.
stimpiràta Macerare in olio, aceto, menta, carote, aglio, peperoncino. Ulivi a stimpirata, Olive crude macerate in questo condimento. Cunigghiu a stimpirata.
stinnicciàri Stiracchiare.
stirrubbàri V. sdirrubbàri.
stirrùbbu V. sdirrùbbu.
stizza Goccia.
stizzàna Infiltrazione d’acqua dal tetto.
stoccapìnni (Da pìnna) Volg. donna di facili costumi.
stracchiàri Malmenare. Stracchiari a lignati Malmenare a forza di botte.
strafalèriu (Dallo spagnolo estrafalario, eccentrico, bizzarro) Chiassoso, disordinato, confusionario.
strafùttiri Strafottere. S’ ’a strafuttìu Se l’è squagliata.
stralunedda V. scialuchedda.
strammàtu Disordinato, disorganizzato, maldestro.
strammèlicu Strambo, disordinato.
strammuttiàri (Da strambotto, fandonia) Parlare in modo insensato, dire fandonie.
strangùgghiu (Usato come imprecazione) Indigestione. T’ha fari strangugghiu! Che ti faccia indigestione!
strattu Estratto di pomodoro reso concentrato attraverso esposizione al sole.
straviàri Spargere. Deviare dalla retta via.
stravientu Corrente d’aria. Mi misi o stravientu Mi sono esposto alla corrente d’aria, al vento continuato.
strazzàri Strappare, lacerare. Avìri a uci strazzata Avere la voce rauca.
strèlica Probab. malattia che dà origine a starnuti.
strèusu Deforme, deviato, anormale, contorto. Cfr. sfèusu.
strina Strenna. Bon capu r’annu e bon capu matina, sabbenarìca facìtim’ a strina Rima che usavano dire i piccoli a capodanno per chiedere ai grandi la strenna, cioè un piccolo regalo in denaro.
strippàri Detto di mucche che smettono di produrre latte.
strittu Stretto. Per antonomasia a Modica, Corso Umberto I, nella zona presso la fontana; il versante opposto era detto invece salùni, salone.
stròlucu (Da astrologo) Chi si dà arie da intellettuale.
stroppi Cocci di qualcosa che si è rotto. Fari stroppi Arrecare danni, provocare litigi, rancori, inquinare i rapporti.
strubbu Disturbo. Quant’e u strubbu? Quant’e il disturbo, quanto devo pagare?
strùfili (Italiano struffolo) Bucce di scarto risultanti dalla spremitura dei pomodori.
strummintàri (Da strumento) Inventare, escogitare.
strummu Cattivo odore, puzza.
strùmmulu Trottola.
stuccàri Spezzare. Fig. Lungo un percorso, curvare, cambiare direzione.
stuiàri o stiàri Asciugare con un asciugamano. Stiètt’ u mussu (Lett. Pulisciti la bocca, sott. perché non c’è più altro da mangiare) Desisti dalle tue pretese, la pacchia è finita.
stunàtu (Lett. stordito). Sciocco, imbecille. Stunàtu re bummi Stordito dalle bombe, stupido.
stuppàgghiu Tappo. Tappo a corona. Abbirri a stu stuppàgghiu ’i cazzusa Guarda un po’ costui che non conterebbe nulla.
stutàri Spegnere.
stuzia Malessere incontentabile tipico dei bambini.
stuziusu Capriccioso, viziato.
stuzziniari, stuzzuniari Importunare.
suca Tubo di gomma.
sucalòra Biberon.
succi Sorcio, topo. Gioco in cui uno scappa e l’altro deve riuscire a toccarlo.
suddu Se.
suffaràta (Da solforare) Disinfestazione della botte per il vino attraverso un cordino di zolfo che si lascia ardere al suo interno.
suffìziu Scorpione. Da alcuni inteso come geco, visto che a Modica il geco viene comunemente detto scuppiùni.
sugghiùttu Singhiozzo.
suliccialòra (Da soleggiare) Parte, zona esposta al sole.
sumàgghia V. sdirrùbbu.
suonnu Sonno, sogno. Tu si ’nto suonnu, Tu vaneggi. Suonnu ca ti sunnasti! Questo è quello che vorresti (sott.: ma le cose stanno molto diversamente). È n’ to miegghiu suonnu Dorme profondamente.
suppùntu Asta di sostegno, puntello.
susciùni V. ciusciùni.
suscùni Grande secchio in legno adoperato nella fabbricazione del formaggio.
sùsiri Alzare.
susu Modica Alta.
Limitatamente a ‘susu’ il termine è riportato nella ‘Grammatica critico-comparata del dialetto della Sicilia sud-est o modicano’ di Giovanni Ragusa (Ed. Pro-Loco Modica, 1976, p. 353), dove figura con il significato letterale di ‘in alto’, e con quello, per antonomasia, relativo alla parte alta di Modica: ‘Modica Alta. Dicesi pure Muòrica Jàuta o Vàuta; Muòrica ’i Supra; Supra’. Il termine, desueto già ai tempi dell’autore, era tuttavia di uso comune in passato come attesta la nota storica che segue la descrizione e che riporta perfino un adagio popolare: ‘I cittadini di Modica Bassa nei riguardi dei concittadini di Modica Alta nei tempi andati dicevano Gghènti ri Susu, talièlla ro purtùsu’. Nell’opera citata non c’è alcuna traccia invece dei termini ‘jusaru’ e ‘susaru’.
suttanìnu Sottoveste.
suttasulàru Taverna