Sentì di quella lacrima il tonfo
appena si sfranse sulla scalinata a lui sacra.
Era la prima prediletta figlia del suo vero dolore.
Come l’innocente cardellino,
che ammiravamo con gli occhi velati d’indifferenza,
rimasto dannato fra quelle sbarre senza fine,
dove lo pose la nostra nequità,
a sognare, chissà quante e quante volte,
quella gaietta felicità
che volò via da una stretta fessura
infine varco per la sua ultima lacrima.
D’ora in poi pure tu, come me, amico mio,
potrai udirne il tonfo ammorbato,
poiché ci troviamo nella stessa gabbia
e abbiamo perso entrambi le nostre libertà.
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