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Strutture della spiritualità – III

(@angelo-cannata)
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Joined: 3 anni ago
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L'utente Gasby1 mi aveva chiesto un chiarimento a proposito di quanto ho affermato nel video di questo post.

Effettivamente, quando ho detto che, proprio a causa del rispetto (nel video a partire dal minuto 6:52), possono nascere problemi nelle relazioni con gli altri, ciò può suscitare perplessità: non dobbiamo forse avere rispetto delle persone? Dobbiamo concludere che il rispetto non sia un comportamento consigliabile?

Il seguito di ciò che dico nel video aiuta a chiarire la questione: ho collegato la nascita del problema al fatto che ogni forma di rispetto implica pur sempre un'azione di propaganda, seppure non sempre voluta o consapevole. È il caso di spiegare meglio cos'è questa propaganda.

Ogni essere, per il semplice fatto di offrire la sua parvenza, la sua sembianza, allo sguardo altrui, fa propaganda di sé. Uno scarafaggio, un leone, una pianta, che espongono sé stessi nel mondo della natura, fanno propaganda di sé, modificano la nostra percezione dell'ambiente già con la loro semplice presenza.

Ciò può anche essere espresso dicendo che rispetto non significa soltanto rispetto degli altri: significa anche rispetto di sé stessi. L'ideale del rispetto è un ideale di convivenza: è bello sognare un mondo in cui tutti trovino spazio e modo di realizzare il proprio essere, la propria natura, il proprio vivere.

Questo tipo di ideale, però, se sottoposto a riflessione approfondita, presta il fianco ad essere seriamente criticato. Ad esempio, se pensiamo a tanti modi di esprimere un ideale di ritorno romantico alla natura, non sarà difficile osservare che la natura è anche crudele, spietata, ingiusta; la natura non è innocente. Le cose non vanno molto meglio se contrapponiamo le capacità costruttive della civiltà umana: sappiamo costruire cose grandi e meravigliose, ma proprio esse sono facilmente trasformate in mezzi di oppressione: si pensi ad esempio a come la tecnologia si presta ad essere al servizio dell'oppressione economica o sociale.

Ne consegue che una riflessione spirituale esistenziale, approfondita, non può fare a meno di dissacrare, smascherare, smentire, una fiducia ingenua nella natura, o nella pacifica convivenza sociale, o nel progresso umano, sia esso tecnologico, economico, politico, o di qualsiasi altro genere.

Detto in sintesi, la natura non è capace di pace, non è capace di essere in pace con sé stessa.

Questo ovviamente è un dramma radicale dell'esistenza. Di fronte a questo dramma io mi trovo personalmente influenzato dalla spiritualità con cui Gesù ha proposto la sua via. La via di Gesù è la croce, cioè l'arretrare di cui ho parlato nel video. In questo senso è facile dedurre anche che una seria ricerca di pace dovrà misurarsi anche con la necessità di essere contro natura, pur non sapendo in cosa debba consistere esattamente quest'alternativa. Possiamo anche pensare che la natura stessa, l'universo, siano da sempre in autocritica di sé stessi: sarebbe questo il procedere della storia e dell'evoluzione.

Ecco l'inganno del rispettare: consiste nella tentazione di pensare che il rispetto sia capace di creare pace. Secondo ciò che ho detto, invece, è necessario andare oltre, se davvero vogliamo tentare di portare avanti un processo di pace radicale. Di fronte all'altro non basta il rispetto, perché l'altro, che lo voglia o no, che se ne accorga o no, prima o poi, in un modo o nell'altro, non potrà fare a meno di essere mio nemico, a causa del fatto che la natura è fatta così, l'universo non è capace di pace con sé stesso. Questo ci farà pensare a Hobbes, che portò avanti la concezione dell' "homo homini lupus", ma qui non si tratta di prendere in considerazione soltanto l'uomo: qui comprendiamo che anche un atomo non può fare a meno di essere in conflitto con gli atomi con cui si pone in relazione.

La via proposta da Gesù non è una soluzione di arrivo, ma, appunto, una via; è cioè la base per mettere in discussione ogni fiducia ingenua in qualche pace naturale e avviare un cammino di un essere contro natura, che sceglie l'arretramento, la croce, la sconfitta, nel tentativo di porre in atto azioni che perseguano una pace non ingenua, non romantica.

Di fronte a un modo di pensare del genere, il rispetto viene a risultare un atteggiamento non solo ingenuo, ma perfino distruttivo, nella misura in cui distoglie dell'accorgersi della radicale incapacità di ogni contesto naturale a costruire pace.

La spiritualità viene ad essere questo: un lavoro per portare avanti vie di pace non ingenue, non limitate a un ingenuo rispettarci.


   
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